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Legal come business partner 

CLAUDIA RICCHETTI è la protagonista della rubrica di Maggio LegalTalks

INTRODUZIONE

L’intervista del mese di maggio è dedicata a una giurista d’impresa di lungo corso: Claudia Ricchetti

Prima di approdare in Ferragamo, nel novembre 2022, ha maturato importanti esperienze come General Counsel all’interno di società come Atlantia, Anas, Igt (ex Lottomatica e Gtech), Cecchi Gori Communications e Seat Pagine Gialle, EY e Cerved. 

L’INTERVISTA

Nella sua lunga esperienza lei ha operato prevalentemente in settori regolamentati. Come è stato il passaggio a un settore deregolamentato come quello del lusso? 

Mentre nelle aziende che operano nei settori regolamentati, il legale ha sicuramente un ruolo centrale per il business perché cura i rapporti con il regolatore, svolge un’analisi approfondita della normativa che ha un impatto diretto sul business regolato, svolge un monitoraggio delle concessioni, gestisce e cura la partecipazione a gare pubbliche, nelle aziende che operano nei settori non regolamentati, come il lusso, è importante porsi e, quindi farsi riconoscere, come un business partner

La lunga esperienza nel mondo regolamentato mi ha insegnato che una buona organizzazione, la strutturazione dei processi, la digitalizzazione, la gestione ordinata delle informazioni sono fondamentali per portare valore aggiunto a tutte le aree di business dell’azienda, qualunque sia il settore in cui operano. 

In Ferragamo, oltre a gestire le attività ordinarie del dipartimento legale, lei è stata infatti chiamata a supportare, sempre sotto un profilo legale, il top management nell’attuazione del piano strategico che fa dell’analisi dei dati un punto centrale. Vuole parlarcene? 

In realtà tutta la prima linea è stata chiamata per supportare il gruppo in questo importante percorso di trasformazione.  

Il contributo richiesto al legale, in particolare, è stato ed è, tra gli altri, quello di implementare un processo strutturato di compliance normativa, contribuire con misure efficaci allo sviluppo del business cerando di individuare formule che possano consentire di efficientare le relazioni contrattuali con i nostri business partner, supportare la comunicazione per evitare rischi reputazionali, presidiare i diritti di proprietà intellettuali esistenti e proteggendo quelli di nuova ideazione attraverso un utilizzo accurato delle risorse disponibili. In queste attività è importante fare tesoro ed utilizzare il patrimonio informativo a disposizione, anche guardando ai peers. 

Partendo dall’importanza della digitalizzazione del Board, che oramai ritengo sia un concetto da tutti acquisito, i nostri sforzi, in questo momento, sono concentrati nello sviluppo intelligente del nostro archivio digitale dei contratti, cercando di trasformarlo in uno strumento di intelligenza artificiale. Ad esempio, individuando rapidamente le clausole “particolari” utilizzate per casi similari.  

In futuro vorremmo arrivare a sviluppare alberature per i nostri contratti standard che ci possono consentire di realizzare rapidamente una nuova bozza con la certezza di avere incluso tutto ciò che è necessario per avviare le negoziazioni. 

Vorremmo anche realizzare un tool che raccolga tutte le richieste ricevute dalle funzioni di business con le risposte fornite, una sorta di bible dinamica da mettere a disposizione dei nostri colleghi in modo che possano trovare più velocemente delle risposte. 

La generazione automatizzata di documenti legali è un’area in forte crescita e se abbinata ad un sistema di Intelligenza Artificiale farà sempre di più la differenza in termini di produttività, efficienza ed efficacia. Gli studi legali sono già avanti su questo ora devono farlo anche le direzioni legali. 

Oltre a quello già citato, sta seguendo altri progetti che si basano sull’analisi dei dati? 

Sono diversi i progetti che sto seguendo e che dimostrano come un lavoro, apparentemente riferibile solo al mondo legale, possa invece rivelarsi strategico per il Business di tutta l’azienda.  

Un progetto a cui mi sono appassionata è quello legato allo studio della contraffazione, che è un’area già molto ben presidiata. Il settore del lusso si conferma, infatti, come quello più colpito dal business della contraffazione. Una fenomenologia complessa, mutevole e adattiva, sempre pronta a cogliere ogni opportunità di mercato mediante la diversificazione di prodotti e dei canali di vendita, integrando quelli tradizionali con l’on line. 

Tra le tante attività in difesa e tutela del marchio, stiamo implementando un sistema utile ad estrarre dal nostro database le informazioni relative alla tipologia del prodotto contraffatto per ogni singolo paese. Queste informazioni potrebbero essere un elemento utile per calibrare meglio la nostra strategia di business e di contrasto alla contraffazione. 

Un altro progetto digital che stiamo avviando è quello relativo alle campagne pubblicitarie. Prima di partire è importante disporre di informazioni storiche archiviate in modo sistemico ed interrogabili. Per questa attività ci avvaliamo dell’aiuto di studi legali specializzati in questo tipo di ricerche. 

Anche la contraffazione online è un fenomeno in grande espansione che impegna molto gli uffici legali di un brand di lusso. Quali strategie state attuando?  

In questi anni alla lentezza dei processi normativi si è contrapposto un significativo attivismo degli stakeholder con l’istituzione di tavoli di concertazione promossi da associazioni di categoria finalizzati a contemperare gli interessi delle imprese associate proprietarie di marchi oggetto di contraffazione con i principali marketplace e social network, operanti sul mercato on line: da Amazon ad Alibaba da Facebook a TikTok solo per citare i nomi più noti. 

Questo ha spinto, da una parte, le piattaforme ad aprirsi e, dall’altro, i marchi a fornire una mole crescente di informazioni merceologiche che ha permesso il conseguimento di importanti risultati.

 

Questi percorsi di cooperazione hanno portato alla sottoscrizione di memorandum of understanding e in alcuni casi sono state realizzate anche delle joint mitigation, ovvero cause comuni tra marchi e piattaforme contro contraffattori seriali scoperti attraverso investigazioni off line. È il caso, ad esempio, di Ferragamo con Amazon. 

Un elemento che ha un ruolo sempre più importante nella buona reputazione e nel successo di un brand è quello relativo alla sostenibilità. Da un punto di vista legal quali sono le principali azioni che state implementando? 

Il tema della sostenibilità è molto rilevante per il settore tessile e calzaturiero e si traduce in una maggiore attenzione nella realizzazione dei prodotti, nello smaltimento e riciclo, oltre al tema degli imballaggi. 

A questo si collega anche l’attenzione da prestare a comunicazioni green che non siano effettivamente supportate da analisi e dati (greenwhashing). 

C’è una grande produzione normativa in questo momento in tutti i paesi in cui operiamo. 

Anche per questo abbiamo realizzato un processo strutturato di compliance normativa integrata che ci consente di acquisire rapidamente non solo la normativa emanata o emananda a livello europeo ma anche quella dei singoli paesi in cui siamo presenti. 

L’obiettivo è di trasferire queste informazioni alle funzioni di business con degli alert periodici e un action plan per la relativa implementazione ed aggiornare periodicamente la nostra mappa dei rischi e svolgere una buona attività di intelligence soprattutto fuori dai paesi dell’Unione. 

In aggiunta veniamo coinvolti nella revisione dei messaggi relativi ai prodotti, proprio per evitare di diffondere messaggi che possano essere misleading per i consumatori. 

Infine, siamo coinvolti direttamente nell’implementazione del nostro piano di sostenibilità


? Nelle precedenti edizioni di LegalTalks: